mercoledì 7 dicembre 2011

EQUITA': UN'ALTRA PAROLA CHE HA PERSO SIGNIFICATO

Il Berlusconismo ci ha scippato le parole, le ha storpiate, rivoltate nel loro significato, cambiate di segno. Alcune le ha sporcate, insudiciate di populismo. Amore, odio, fiducia, consenso, amicizia, giustizia, sesso. E poi bellezza, merito, onestà, il verbo ridere. Persino mercato. E l’anomalia italiana, se volete, è tutta lì. Tutta nelle parole che non contano più nulla.


Berlusconi ha costruito la sua fortuna su un suo personale vocabolario, riscritto ad uso e consumo di politiche liberticide, ispirate dall’ideologia dell’agonismo, dello strapotere, del supermercato, delle televendite.
Oggi, invece, per mano di un sobrio tecnico, un professore, lo stravolgimento continua, anche se cambia obiettivo, non serve più a legittimare un sultano, bensì un Dio, lo Spread. La prima parola che si sono portati via è, evidentemente, equità. Ce l’hanno scippata senza che ci accorgessimo di nulla. Se la sono presa e l’hanno svuotata, neutralizzata.

Cosa vuol dire “equità” se la usi per descrivere una manovra così?
Cosa vuol dire se descrive una manovra che chiede l’1,5% una tantum ai capitali rientrati con lo scudo fiscale mentre taglia 3 miliardi di trasferimenti ai comuni e quindi ai servizi, agli asili, all’assistenza domiciliare degli anziani? Cosa vuol dire? Non vuol dire più nulla.

"Ci vuole piu’ equità: lo ha detto una parte della Chiesa, lo ha detto una parte del Parlamento, lo dicono i sindacati. Allora credo che equità significhi non tirare le orecchie a qualche ricco che uno incontra per strada. Equità significa intervenire radicalmente sulla struttura della ricchezza. In questo Paese o si dice patrimoniale e si interviene sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, oppure è davvero difficile credere che un pensionato a 850-900 euro al mese, che ha un cumulo di bollette per le quali deve decidere a cosa rinunciare dei suoi diritti, debba anche sobbarcarsi il costo di questa manovra. Per me è inaccettabile." Sostiene Nichi vendola.


"Se l’Italia è a rischio di collasso questo è avvenuto anche perchè negli ultimi 30 anni tanta parte della ricchezza è stata trasferita dal lavoro dipendente alla rendita. I ricchi sono diventati molto più ricchi, e non soltanto i poveri sono diventati più poveri ma anche il ceto medio si è visto progressivamente sbalzare dai propri standard di vita e di reddito.

Invito poi il cavaliere Berlusconi a non fare il furbo mentre dice che Monti deve mettere la fiducia: con una maggioranza del 90% del Parlamento non c’è nessuna ragione per mettere la fiducia. C’è la possibilità, invece, che il Parlamento e le forze politiche si assumano la responsabilità’ di cambiare in meglio la manovra di Monti, di alleggerire il carico che e’ sulle spalle dei ceti medio-bassi e di appesantire strutturalmente il carico verso i ceti possidenti.

In tutta Europa ci sono il 90% dei governi di destra, che sono corresponsabili della crisi e hanno oggi una ricetta che per me e’ veramente angosciante e che va denunciata: per risolvere la crisi bisogna abbattere il welfare. Cioe’ – per affrontare i problemi del debito pubblico, per il contenimento del debito pubblico, bisogna tagliare le tutele sociali, diminuire i redditi, intervenire in maniera feroce sulla qualita’ della vita di milioni di persone in un’Europa che gia’ oggi conta 80 milioni di poveri, 25 milioni di bambini in Europa sono poveri."






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