Quanta rabbia provo
nell’assistere impotente all’ultima e apparentemente definitiva
intensa tra Letta e Hollande sul progetto della linea Torino-Lione
(20/11/13). Ciò avviene dopo le ripetute dichiarazioni di
scetticismo e perplessità della Francia riguardo ai benefici che
dovrebbe portare questa ferrovia ad alta velocità, dopo che da più
parti a Parigi si è parlato di irrealizzabilità e di
insostenibilità dei costi di questa grande opera, dopo che una
commissione parlamentare francese (Mobilitè 21) incaricata di
approfondire il tema ha sostenuto che non è fattibile un inizio dei
lavori prima del 2030. Hollande ancora una volta delude e sacrifica
il buonsenso in onore degli accordi con l’alleato d’oltralpe
Enrico Letta, il quale non intende ritornarne sui propri passi e
annullare la realizzazione di un progetto a cui ha legato la sua
credibilità e destino politico. Nella dichiarazione a fine del
vertice Italia-Francia i due Primi Ministri, oltre a limitarsi
sostanzialmente a mendicare finanziamenti europei, hanno la faccia
tosta di affermare il “carattere prioritario” di questa opera.
Eppure non accade mai che
questi personaggi favorevoli al TAV ci spieghino perché ritengono
che sia un’opera così fondamentale. Il più chiaro è stato il
vicepresidente Alfano, che qualche giorno fa ha detto sinceramente:
nessuno potrà fermare un'opera che è stata decisa da uno Stato
sovrano. Questa frase esplicita tutta l’arroganza e la visione di
fondo completamente anti-democratica tipica di gran parte della
nostra classe dirigente, Angelino a quanto pare dimentica che la
sovranità appartiene al Popolo (art. 1 della Costituzione).
D’altra parte la genesi del TAV è stata fin dall’inizio
verticistica, imposta dall’alto, senza la minima reale
consultazione dei cittadini, impegnati da oltre vent’anni a
combattere quello che rappresenta non solo un disastro economico e
ambientale ma anche uno sfregio della nostra Democrazia.
Studiosi, esperti e tecnici si sono già ripetutamente espressi: la
linea TAV Torino-Lione è un progetto anti-economico, troppo costoso,
non necessario, per questo l’unica motivazione credibile a suo
sostegno è la possibilità di pochi di realizzare ingenti profitti a
danno della collettività.
Il TAV è un’opera
assurda in quanto superflua e superata, perché progettata
tempo fa con dati e finalità oggettivamente sbagliate. L’attuale
linea ferroviaria del Fréjus non è assolutamente satura (e può
eventualmente essere potenziata con costi molto minori), mentre le
ottimistiche previsioni di un aumento esponenziale del commercio si
sono rivelate completamente errate, nei fatti dal 1988 è in atto una
clamorosa diminuzione dei traffici (rivolti invece su altre tratte e
valichi: Brennero, Tarvisio, San Gottardo). Proprio per questo, se
fosse completata, la nuova linea sarebbe gravemente sottoutilizzata:
si tratta un progetto economicamente fallimentare e con
probabili pesanti ripercussioni sulle finanze pubbliche (il costo
“stimato” si aggira sui 23 miliardi di euro). Infatti con queste
motivazioni nel 2012 la Corte dei Conti francese aveva ammonito i
governi di tener presente che la Torino-Lione non è economicamente
sostenibile né finanziariamente redditizia, raccomandando di dare
priorità all'ammodernamento delle connessioni ferroviarie già
esistenti.
Il TAV è anche un’opera
dannosa oltre che inutile, poiché comporta
incalcolabili danni ambientali, agricoli e possibili gravi effetti
sulla salute dei valsusini. Oltre al normale inquinamento provocato
dall’enorme cantiere, l’accertata presenza di uranio ed amianto
nelle rocce interessate dal traforo potrebbero comportare
significativi rischi per la salute, nel caso i forti venti della
valle disperdessero nell’ambiente i materiali tossici. Inoltre
secondo lo studio del 2006 condotto dalla stessa azienda costruttrice
LTF-Lyon Turin Ferroviaire la realizzazione del tunnel di base
drenerebbe dalle falde sotterranee centinaia di milioni di metri cubi
d’acqua con gravi dissesti idrici, comporta quindi anche un
importante impatto sull’agricoltura. D’altra parte, al di fuori
delle tasche dei “soliti noti”, l’economia della Valle è già
in grave difficoltà: ad aggravare la crisi economica infatti è
stato l’esproprio e la recinzione che ha colpito vaste zone
agricole (e non) direttamente non interessate dal cantiere né
previste dal progetto, ma spesso sequestrate illegalmente con il solo
scopo di proteggere militarmente i lavori. Siamo di fronte ad uno
Stato che non rispetta nemmeno le sue leggi.
Per maggiori dettagli
consiglio la consultazione dei numerosissimi studi che hanno
affrontato l’argomento (rintracciabili in rete), in particolare
l’esauriente documento “150 NUOVE RAGIONI CONTRO LA TORINO LIONE”
(http://www.pro-natura.it/torino/pdf/150ragionitav2011.pdf),
che illustra perfettamente le varie problematiche e smentisce, dati
alla mano, tutte le menzogne che sono state dette in questi anni.
Se queste considerazioni
di carattere tecnico non fossero sufficienti a far comprendere che
quel progetto va bloccato subito, esiste un altro aspetto da
considerare. Il danno più grave arrecato all’Italia e alla Val
Susa da questa grande opera inutile è lo sfregio della democrazia
e della legalità. Il TAV ha suscitato l’immediata e
sostanzialmente compatta opposizione pacifica dei valsusini, che è
presto dilagata in tutto il Paese, data la rilevanza economica del
progetto. Né le comunità locali né l’opinione pubblica nazionale
hanno potuto affrontare il problema e decidere democraticamente
a riguardo. Nonostante le proteste nessuna seria trattativa è stata
aperta e le questioni portate dai cosiddetti NO TAV sono state
totalmente ignorate ed occultate. Vent’anni di lotte pacifiche non
hanno portato nessun risultato rilevante: i governi sono rimasti
sordi e lontani dal “paese reale”. Lo scatenarsi
dell’esasperazione e in qualche caso della disperazione ha
lentamente fatto infuocare il livello dello scontro allontanandolo
dal piano politico. Siamo arrivati all’assurda situazione per cui
figure istituzionali, sindaci, avvocati e migliaia di persone che
credono nel valore della legalità sono state costrette a violarla
per contrastare le azioni antidemocratiche di uno stato percepito
come estraneo e nemico, e che agisce inoltre al di fuori delle sue
stesse norme. Parallelamente alla gravità del conflitto in atto,
cresceva la militarizzazione di tutta la Valle ed una
repressione indiscriminata e ingiustificabile, che ci ricorda
i tempi lontani in cui il regime fascista perseguitava i partigiani
sul quelle stesse montagne. Queste vicende hanno permesso ai
governanti degli ultimi anni di praticare un’indegna
criminalizzazione del Movimento No Tav, additato come un
pericoloso gruppo terrorista, formato da violenti retrogradi che
osteggiano il progresso (praticamente dei moderni “luddisti”!),
ma il fondo lo si è toccato negli ultimi mesi associando NO TAV e
Brigate Rosse… Ovviamente nessuno nel movimento ha dato credito a
queste ininterrotte ma goffe calunnie (che però potrebbero
influenzare l’opinione pubblica più anestetizzata dai mass media),
ma al contrario si è rafforzata la solidarietà tra
attivisti, confermando che non esistono né buoni né cattivi: le
azioni collettive di disobbedienza civile sono frutto dell’assenza
di qualsiasi possibilità di dialettica democratica. I valligiani
inoltre hanno più volte denunciato lo “stato di occupazione” in
cui è ridotta la Val di Susa, violenze sommarie, ritorsioni,
aggressioni, minacce. Tutta la provincia è militarizzata e in molti
casi è avvenuta una sospensione dello stato di diritto. La fiducia
di un’intera comunità nei confronti del potere centrale è stata
sfregiata per sempre.
E’ possibile affermare
che valga la pena pagare un prezzo così alto per un’opera del
genere?
Una parte di chi sostiene
il TAV (è il caso del centro-destra) lo fa perché chiaramente
legata a interessi speculativi e per protegge gli introiti di
quelle poche imprese, spesso con accertati legami mafiosi, addette
alla realizzazione della linea ferroviaria. Ma mi auguro non sia
questo il caso di quei rappresentanti del Partito Democratico
apertamente SI’ TAV: purtroppo (a parte significative eccezioni) il
PD è andato troppo oltre nel sostegno “a priori” di
questa vergogna, e in molti, pur senza essere realmente convinti
della bontà del progetto, ritengono che ormai un’inversione di
marcia sarebbe ridicola. Hanno torto. Se credono che in questa
vicenda si parli solo di un treno si sbagliano: le concrete e
ripetute violazioni della Costituzione fanno sì che ci siano in
gioco le fondamenta della nostra Repubblica. Inoltre questa lotta ha
progressivamente assunto un alto valore simbolico: contro lo spreco
di risorse e la devastazione ambientale e sociale, in favore di un
modello di sviluppo più razionale e sostenibile.
La gravissima carenza
di risorse economiche che affligge perennemente il Paese dovrebbe
suscitare quantomeno un senso di vergogna in chi le spreca in questo
modo e ispirare una gestione più oculata delle finanze pubbliche. I
governi di centro-destra prima e quelli delle larghe intese poi
scelgono di buttare miliardi per grandi opere inutili e spese
militari in una fase in cui si continuano a perpetrare tagli
all’istruzione, alla ricerca, alla sanità e mentre mancano fondi
per la messa in sicurezza del territorio, sostegno alle imprese,
nuovi asili nido, serie politiche industriali, una forma di reddito
minimo garantito o semplicemente per investimenti nella martoriata
rete ferroviaria italiana (che subisce tagli continui alle risorse,
alle tratte, al numero di treni, alla qualità del servizio).
Cupi scenari si profilano
all’orizzonte di un Paese che sceglie di imboccare una strada così
ingiusta e autoritaria. Non è facile essere ottimisti di
fronte alla più totale chiusura del governo intorno a questa
vicenda. Ma sia chiaro che, senza un radicale cambiamento, sempre più
italiani sceglieranno di alzare la testa insieme a noi e di non
accettare questo degrado apparentemente senza fine. Non ci
arrenderemo fino all’annullamento del progetto della
linea TAV Torino-Lione. Ed è sicuro che la comunità NO TAV
continuerà a ripetere: a sarà düra!
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