giovedì 28 novembre 2013

MOLTO PIU’ DI UN TRENO. di Davide Tazzi

Quanta rabbia provo nell’assistere impotente all’ultima e apparentemente definitiva intensa tra Letta e Hollande sul progetto della linea Torino-Lione (20/11/13). Ciò avviene dopo le ripetute dichiarazioni di scetticismo e perplessità della Francia riguardo ai benefici che dovrebbe portare questa ferrovia ad alta velocità, dopo che da più parti a Parigi si è parlato di irrealizzabilità e di insostenibilità dei costi di questa grande opera, dopo che una commissione parlamentare francese (Mobilitè 21) incaricata di approfondire il tema ha sostenuto che non è fattibile un inizio dei lavori prima del 2030. Hollande ancora una volta delude e sacrifica il buonsenso in onore degli accordi con l’alleato d’oltralpe Enrico Letta, il quale non intende ritornarne sui propri passi e annullare la realizzazione di un progetto a cui ha legato la sua credibilità e destino politico. Nella dichiarazione a fine del vertice Italia-Francia i due Primi Ministri, oltre a limitarsi sostanzialmente a mendicare finanziamenti europei, hanno la faccia tosta di affermare il “carattere prioritario” di questa opera.
Eppure non accade mai che questi personaggi favorevoli al TAV ci spieghino perché ritengono che sia un’opera così fondamentale. Il più chiaro è stato il vicepresidente Alfano, che qualche giorno fa ha detto sinceramente: nessuno potrà fermare un'opera che è stata decisa da uno Stato sovrano. Questa frase esplicita tutta l’arroganza e la visione di fondo completamente anti-democratica tipica di gran parte della nostra classe dirigente, Angelino a quanto pare dimentica che la sovranità appartiene al Popolo (art. 1 della Costituzione). D’altra parte la genesi del TAV è stata fin dall’inizio verticistica, imposta dall’alto, senza la minima reale consultazione dei cittadini, impegnati da oltre vent’anni a combattere quello che rappresenta non solo un disastro economico e ambientale ma anche uno sfregio della nostra Democrazia. Studiosi, esperti e tecnici si sono già ripetutamente espressi: la linea TAV Torino-Lione è un progetto anti-economico, troppo costoso, non necessario, per questo l’unica motivazione credibile a suo sostegno è la possibilità di pochi di realizzare ingenti profitti a danno della collettività.
Il TAV è un’opera assurda in quanto superflua e superata, perché progettata tempo fa con dati e finalità oggettivamente sbagliate. L’attuale linea ferroviaria del Fréjus non è assolutamente satura (e può eventualmente essere potenziata con costi molto minori), mentre le ottimistiche previsioni di un aumento esponenziale del commercio si sono rivelate completamente errate, nei fatti dal 1988 è in atto una clamorosa diminuzione dei traffici (rivolti invece su altre tratte e valichi: Brennero, Tarvisio, San Gottardo). Proprio per questo, se fosse completata, la nuova linea sarebbe gravemente sottoutilizzata: si tratta un progetto economicamente fallimentare e con probabili pesanti ripercussioni sulle finanze pubbliche (il costo “stimato” si aggira sui 23 miliardi di euro). Infatti con queste motivazioni nel 2012 la Corte dei Conti francese aveva ammonito i governi di tener presente che la Torino-Lione non è economicamente sostenibile né finanziariamente redditizia, raccomandando di dare priorità all'ammodernamento delle connessioni ferroviarie già esistenti.
Il TAV è anche un’opera dannosa oltre che inutile, poiché comporta incalcolabili danni ambientali, agricoli e possibili gravi effetti sulla salute dei valsusini. Oltre al normale inquinamento provocato dall’enorme cantiere, l’accertata presenza di uranio ed amianto nelle rocce interessate dal traforo potrebbero comportare significativi rischi per la salute, nel caso i forti venti della valle disperdessero nell’ambiente i materiali tossici. Inoltre secondo lo studio del 2006 condotto dalla stessa azienda costruttrice LTF-Lyon Turin Ferroviaire la realizzazione del tunnel di base drenerebbe dalle falde sotterranee centinaia di milioni di metri cubi d’acqua con gravi dissesti idrici, comporta quindi anche un importante impatto sull’agricoltura. D’altra parte, al di fuori delle tasche dei “soliti noti”, l’economia della Valle è già in grave difficoltà: ad aggravare la crisi economica infatti è stato l’esproprio e la recinzione che ha colpito vaste zone agricole (e non) direttamente non interessate dal cantiere né previste dal progetto, ma spesso sequestrate illegalmente con il solo scopo di proteggere militarmente i lavori. Siamo di fronte ad uno Stato che non rispetta nemmeno le sue leggi.
Per maggiori dettagli consiglio la consultazione dei numerosissimi studi che hanno affrontato l’argomento (rintracciabili in rete), in particolare l’esauriente documento “150 NUOVE RAGIONI CONTRO LA TORINO LIONE” (http://www.pro-natura.it/torino/pdf/150ragionitav2011.pdf), che illustra perfettamente le varie problematiche e smentisce, dati alla mano, tutte le menzogne che sono state dette in questi anni.
Se queste considerazioni di carattere tecnico non fossero sufficienti a far comprendere che quel progetto va bloccato subito, esiste un altro aspetto da considerare. Il danno più grave arrecato all’Italia e alla Val Susa da questa grande opera inutile è lo sfregio della democrazia e della legalità. Il TAV ha suscitato l’immediata e sostanzialmente compatta opposizione pacifica dei valsusini, che è presto dilagata in tutto il Paese, data la rilevanza economica del progetto. Né le comunità locali né l’opinione pubblica nazionale hanno potuto affrontare il problema e decidere democraticamente a riguardo. Nonostante le proteste nessuna seria trattativa è stata aperta e le questioni portate dai cosiddetti NO TAV sono state totalmente ignorate ed occultate. Vent’anni di lotte pacifiche non hanno portato nessun risultato rilevante: i governi sono rimasti sordi e lontani dal “paese reale”. Lo scatenarsi dell’esasperazione e in qualche caso della disperazione ha lentamente fatto infuocare il livello dello scontro allontanandolo dal piano politico. Siamo arrivati all’assurda situazione per cui figure istituzionali, sindaci, avvocati e migliaia di persone che credono nel valore della legalità sono state costrette a violarla per contrastare le azioni antidemocratiche di uno stato percepito come estraneo e nemico, e che agisce inoltre al di fuori delle sue stesse norme. Parallelamente alla gravità del conflitto in atto, cresceva la militarizzazione di tutta la Valle ed una repressione indiscriminata e ingiustificabile, che ci ricorda i tempi lontani in cui il regime fascista perseguitava i partigiani sul quelle stesse montagne. Queste vicende hanno permesso ai governanti degli ultimi anni di praticare un’indegna criminalizzazione del Movimento No Tav, additato come un pericoloso gruppo terrorista, formato da violenti retrogradi che osteggiano il progresso (praticamente dei moderni “luddisti”!), ma il fondo lo si è toccato negli ultimi mesi associando NO TAV e Brigate Rosse… Ovviamente nessuno nel movimento ha dato credito a queste ininterrotte ma goffe calunnie (che però potrebbero influenzare l’opinione pubblica più anestetizzata dai mass media), ma al contrario si è rafforzata la solidarietà tra attivisti, confermando che non esistono né buoni né cattivi: le azioni collettive di disobbedienza civile sono frutto dell’assenza di qualsiasi possibilità di dialettica democratica. I valligiani inoltre hanno più volte denunciato lo “stato di occupazione” in cui è ridotta la Val di Susa, violenze sommarie, ritorsioni, aggressioni, minacce. Tutta la provincia è militarizzata e in molti casi è avvenuta una sospensione dello stato di diritto. La fiducia di un’intera comunità nei confronti del potere centrale è stata sfregiata per sempre.
E’ possibile affermare che valga la pena pagare un prezzo così alto per un’opera del genere?
Una parte di chi sostiene il TAV (è il caso del centro-destra) lo fa perché chiaramente legata a interessi speculativi e per protegge gli introiti di quelle poche imprese, spesso con accertati legami mafiosi, addette alla realizzazione della linea ferroviaria. Ma mi auguro non sia questo il caso di quei rappresentanti del Partito Democratico apertamente SI’ TAV: purtroppo (a parte significative eccezioni) il PD è andato troppo oltre nel sostegno “a priori” di questa vergogna, e in molti, pur senza essere realmente convinti della bontà del progetto, ritengono che ormai un’inversione di marcia sarebbe ridicola. Hanno torto. Se credono che in questa vicenda si parli solo di un treno si sbagliano: le concrete e ripetute violazioni della Costituzione fanno sì che ci siano in gioco le fondamenta della nostra Repubblica. Inoltre questa lotta ha progressivamente assunto un alto valore simbolico: contro lo spreco di risorse e la devastazione ambientale e sociale, in favore di un modello di sviluppo più razionale e sostenibile.
La gravissima carenza di risorse economiche che affligge perennemente il Paese dovrebbe suscitare quantomeno un senso di vergogna in chi le spreca in questo modo e ispirare una gestione più oculata delle finanze pubbliche. I governi di centro-destra prima e quelli delle larghe intese poi scelgono di buttare miliardi per grandi opere inutili e spese militari in una fase in cui si continuano a perpetrare tagli all’istruzione, alla ricerca, alla sanità e mentre mancano fondi per la messa in sicurezza del territorio, sostegno alle imprese, nuovi asili nido, serie politiche industriali, una forma di reddito minimo garantito o semplicemente per investimenti nella martoriata rete ferroviaria italiana (che subisce tagli continui alle risorse, alle tratte, al numero di treni, alla qualità del servizio).
Cupi scenari si profilano all’orizzonte di un Paese che sceglie di imboccare una strada così ingiusta e autoritaria. Non è facile essere ottimisti di fronte alla più totale chiusura del governo intorno a questa vicenda. Ma sia chiaro che, senza un radicale cambiamento, sempre più italiani sceglieranno di alzare la testa insieme a noi e di non accettare questo degrado apparentemente senza fine. Non ci arrenderemo fino all’annullamento del progetto della linea TAV Torino-Lione. Ed è sicuro che la comunità NO TAV continuerà a ripetere: a sarà düra!
Davide Tazzi


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