Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non ha firmato il testo del DDL 1167 B che disciplina i rapporti di lavoro e lo ha rimandato alle Camere, ponendo forti dubbi sulla norma che riguarda l’arbitrato nei rapporti di lavoro. Il Capo dello Stato è stato indotto a questa conclusione dal fatto che il ddl 1167 b si compone di elementi disparati non armonizzabili tra loro.
Le perplessità riguardano gli articoli 20, 30, 31, 32 e 50 che disciplinano temi attinenti alla tutela del lavoro, alla procedura di conciliazione ed arbitrato, alla sicurezza del lavoro per il personale a bordo di navigli di Stato, alle competenze della magistratura sulle clausole dei contratti di lavoro, ai contratti a tempo determinato e alla tipizzazione delle clausole di licenziamento e l’entità del risarcimento per le cause di lavoro relative a collaborazioni coordinate e continuate.
Forti inoltre i dubbi per le norme che eluderebbero l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori relative al licenziamento. Al lavoratore, al momento dell’assunzione verrebbe chiesto e certificato con una clausola compromissoria, con il datore di lavoro, che nel caso di una possibile controversia, le due parti vengano giudicate da un arbitro terzo o da un giudice dello Stato, che a loro volta giudicherebbero non più in base ai riferimenti contrattuali e alle normative legislative, ma secondo equità. Si capisce bene che il contraente più debole, il lavoratore, potrebbe subire pressioni in questo senso. Inoltre, i tempi dell’ arbitrato e della conciliazione sarebbero così stretti da compromettere il giudizio. Altro che processo breve. Processo inesistente.
A tal proposito il Presidente ha chiesto che occorre verificare che le disposizioni siano pienamente coerenti con la volontarietà dell’arbitrato e la necessità di tutelare la parte più debole.
Per il momento tutti i LAVORATORI possono stare tranquilli. Anche quelli che hanno votato per questo Governo
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