lunedì 10 maggio 2010

LA PRIMAVERA DI BRUGHERIO…SECONDO GATTI

In questi giorni è in distribuzione il numero di aprile del Notiziario Comunale.
Anche questa volta il “nuovo” direttore Adolfo Gatti (capolista, ricordiamolo, di una delle micro-liste elettorali che hanno sostenuto il sindaco-lega Ronchi) non perde il vizio di raccontare ai brugheresi le sue favolette sulla nostra città che, secondo quanto sostiene nel suo editoriale, “sta vivendo finalmente una bella stagione, solare e propositiva, dopo più di un decennio di amministrazione triste grigia ed invernale. Una bella stagione fatta di aria nuova di entusiasmo e di rinascita ". Ma chi crede di prendere in giro Gatti? Neppure i bambini credono più a Babbo Natale! Aria nuova? Primavera? Bella stagione? Solo parole. Parole vuote di contenuti e di riscontri oggettivi. È forse una bella stagione quella inaugurata dalla nuova amministrazione con i progetti di cementificazione della città: porta delle torri e Decathlon, tanto per fare degli esempi? È forse più solare la nostra città, adesso che c’è il rischio che il sole sia offuscato dall’ombra dei grattacieli? E l’aria nuova? la respireremo forse in via dei Mille dove il suo sindaco progetta di far costruire il centro commerciale Decathlon al posto del verde previsto dalla “triste grigia e invernale” amministrazione di centro-sinistra?
Ma qualcuno vuole ricordare a Gatti che questo giornale è nato per dare “informazioni estese, complete, imparziali e rigorose su argomenti di interesse generale per la cittadinanza”, e non per fare propaganda di regime del secolo scorso? Qualcuno vuole dirgli che il suo incarico è quello di direttore del Notiziario Comunale e non dell’ufficio stampa del sindaco?
Comprendiamo la delicata posizione di Gatti, ripetutamente silurato alle elezioni comunali, che si sente in debito di riconoscenza nei confronti di chi gli ha finalmente garantito un ruolo e una visibilità… ma i cittadini di Brugherio cominciano a non poterne più di essere costretti a leggere un giornale (i cui costi sono tra l’altro quasi raddoppiati) che racconta favole così sfacciatamente di parte.

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