Il 17 novembre è una data di grande valore simbolico per gli studenti e non solo: in quel giorno del 1939, infatti, centinaia di studenti cecoslovacchi che si opponevano alla guerra furono arrestati e uccisi dai nazisti. Nel 1941 alcuni gruppi di studenti in esilio, decisero che il 17 novembre sarebbe diventato la giornata internazionale di mobilitazione studentesca. Da quel giorno ogni anno in decine di paesi gli studenti si mobilitano in ricordo di quel massacro, per rivendicare il diritto allo studio per tutti e la necessita di costruire un mondo di pace, giustizia, democrazia e libertà.
Anche Sinistra Ecologia Libertà sarà in piazza il 17 novembre per difendere la scuola, l’università e la ricerca pubblica dagli attacchi di una destra che pratica la privatizzazione dello stato, che attacca i fondamenti della cultura nel nome di una falsa modernità e di una vana retorica della meritocrazia.
La crisi economica è servita come alibi per smantellare il sistema formativo pubblico. I tagli del governo Berlusconi stanno relegando il nostro paese ai livelli più bassi della competizione internazionale. Invece di puntare sulla qualità e l’innovazione si compete riducendo i salari, comprimendo i diritti dei lavoratori ed aumentando la precarizzazione.
Dobbiamo reagire a questa deriva che ha privato i nostri giovani del proprio futuro, che ha creato la generazione del “lavoro mai” condannata, senza appello, ad una subalternità senza fine.
Se non mettiamo al centro del dibattito politico la “società della conoscenza”, non è possibile immaginare un’uscita dalla crisi economica ed un’alternativa al declino dell’Italia.
Bisogna cominciare da una “buona” scuola, adeguando i percorsi formativi all’innovazione tecnologica ed alle mutate esigenze culturali. Una formazione di qualità richiede di recuperare gli 8 miliardi tagliati dalla Gelmini e, in prospettiva, di aumentare gli investimenti per raggiungere la media europea. Ma una scuola di qualità non può esistere senza docenti all’altezza del compito: per questo è cruciale la lotta alla precarietà degli insegnanti che impedisce di stabilire efficaci relazioni educative.
Per l’università occorrono investimenti adeguati e mirati a fare svolgere all’Università un ruolo propulsivo, in grado di assicurare la mobilità sociale, il ricambio generazionale e lo sviluppo del paese.
Università ed enti di ricerca sono le istituzioni pubbliche primarie per produrre nuova conoscenza ed è necessario garantirne l’autonomia e la libertà di pensiero perché possano esser fonte di innovazione e di sviluppo culturale e sociale per il Paese. Per rilanciare la ricerca in Italia c’è bisogno di investimenti significativi e, allo stesso tempo, dell’immissione in ruolo di nuove energie, di giovani ricercatori, troppo spesso precari, che portino nuova linfa ad un sistema che ha visto un invecchiamento che non ha eguali in Europa.
Crediamo che battersi per la diffusione del sapere, inteso come bene comune, come strumento di liberazione e di democrazia, come straordinario valore di emancipazione sociale, sia il modo migliore per celebrare tutti quei giovani e quelle giovani che, da sempre, si sono battuti per costruire un futuro migliore per sé e per il proprio paese.
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