La misura è colma da un pezzo, ma le parole che Berlusconi ha usato ieri per screditare per l’ennesima volta la scuola statale italiana hanno davvero superato il limite della decenza, se ancora ce n’è una.
Non si può tollerare che uno screditato Presidente del Consiglio dia un giudizio pesantemente offensivo verso l’Istituzione alla quale la Costituzione affida il compito di formare cittadini, competenti, critici, aperti, collaborativi.
Nella Scuola di tutti, quella statale, operano in piena libertà culturale, docenti di diversa formazione e provenienza culturale, i quali non “inculcano valori”, ma educano, istruiscono e trasmettono saperi disciplinari, con l’unico orizzonte di valori che accomuna tutti: quello contenuto nella prima parte della Costituzione italiana, dove sono definiti i Principi Fondamentali su cui si fonda la nostra Repubblica.
Nella scuola di stato, quella aperta a tutti, c’è posto per opinioni, idee e anche fedi diverse. Nella scuola pubblica i docenti migliori sono quelli che sanno accogliere le diversità, mettersi in discussione, confrontarsi collegialmente, senza nascondere le proprie idee, ma anche senza imporle come verità assolute a colleghi e alunni.
Nella scuola statale, la conoscenza è aperta a tutte le possibili scoperte.
Una buona scuola aiuta bambini e adolescenti a confrontarsi con idee e culture diverse, a trovare, attraverso lo studio e la ricerca, nuove e sempre più efficaci risposte alle domande che la complessità del mondo richiede.
Nella scuola di tutti nessun docente capace e onesto "inculca" idee agli alunni.
Solo lei, signor presidente del consiglio, benefattore di giovanissime ragazze allevate e narcotizzate dal trash e dalla pornocrazia delle sue tv, da vent'anni tenta di inculcare nei giovani che l'unico orizzonte della loro realizzazione è la partecipazione al GF.
Ed è da vent'anni che la scuola pubblica e la maggioranza delle famiglie italiane, si ostinano a trasmettere valori e principi diversi...dai suoi signor presidente.
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