venerdì 16 dicembre 2011

NO AL RAZZISMO. PER UN’ITALIA MIGLIORE


L’assassinio razzista di Modou SAmb e Mor Diop a Firenze è solo l’ultima deprecabile manifestazione della violenza razzista che da anni colpisce rom e migranti in Italia.
Non è stato un “regolamento di conti”, come precipitosamente una parte della stampa ha etichettato la strage, con il consueto rimando alla malavitosità dei migranti.
Non si è trattato del gesto isolato di un folle, di un “mostro”.

Quel “mostro” è generato da un immaginario collettivo nutrito di paura del diverso su cui si fonda la cultura razzista che in Italia è rappresentata dalla Lega. Certo occorre evitare generalizzazioni facili. Alle radici del razzismo ci sta proprio il meccanismo dissennato di semplificazione senza distinzione. Un rumeno stupra e tutti i romeni sono stupratori. Poco importa se è arrestato per la testimonianza di una rumena. Proprio l’automatico legame tra delitto ed etnia ha portato all’incendio di un campo nomadi sulla base di un’accusa di stupro rivelatasi poi falsa.

Quello di Firenze è stato il punto di arrivo di un’ideologia violenta, razzista e xenofoba, che germina in contesti politici di destra. Legittimata dalla costruzione politica e culturale del diverso come nemico, bersaglio, capro espiatorio.

Un elenco fin troppo lungo che parte da Castelvolturno: sei neri, africani uccisi dalla criminalità organizzata.

I pogrom di Ponticelli contro i rom, di Rosarno contro i braccianti agricoli africani hanno avuto come ultimo triste epilogo il raid al campo rom di Torino dello scorso fine settimana.

La rabbia e l’aggressione, i roghi, la furia collettiva di comuni cittadini e cittadine per punire gli indesiderabili sono la manifestazione del razzismo quotidiano che cova e si alimenta dalla propaganda.

Il discorso razzista ha prodotto una grande resa in termini elettorali in Italia.

Forze politiche, come la Lega, hanno fatto del “cattivismo” anti immigrati la propria ragione politica. La criminalizzazione dei migranti e dei rom e’ divenuta strumento di consenso politico, con l’umiliazione sistematica e la mortificazione di ogni diritto come risultato dell’applicazione di politiche discriminatorie.

Troppi ammiccamenti della politica e delle istituzioni, nella ricerca del consenso hanno prodotto una profonda devastazione culturale e grandi ferite al diritto e ai principi costituzionali.
Facile dichiararsi per i diritti dei piccoli “che crescono insieme ai nostri figli”, dichiararsi antirazzisti quando si è all’opposizione, mentre si lega l’esistenza di milioni di migranti a un precario contratto di lavoro, mentre si rinchiudono donne e uomini migranti nelle galere etniche, in base a quello che sono.

Riteniamo dunque che la nostra agenda politica debba mettere più che mai al proprio centro:

- la lotta al razzismo e alla xenofobia in ogni sua manifestazione;

- l’adozione di provvedimenti per la parità di trattamento dei migranti e contro ogni tipo di discriminazione;

- l’attuazione del principio di cittadinanza per i migranti come insieme dei diritti civili, sociali e politici, di cui sono ancora privi, in forte ritardo rispetto ad altri Paesi civili. Per questo abbiamo aderito con convinzione alla campagna “l’Italia sono anch’io”;

- la costruzione di un percorso culturale sostenibile e duraturo che metta in discussione stereotipi e luoghi comuni nella scuola, nello sport, negli eventi culturali, nella pubblicità e in particolare nell’informazione.

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