martedì 25 maggio 2010

LA GELMINI NON RICORDA CHE “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”

Anche stavolta la protesta dell’Università è passata sotto silenzio e l’informazione è stata monopolizzata dalla Gelmini che ha illustrato le “meraviglie” della sua riforma. Ma il vero problema è che questa DDL punta alla destrutturazione dell’Università pubblica. Dietro parole accattivanti, come “razionalizzazione” e “valorizzazione del merito”, si nasconde il lucido disegno di riprodurre nel campo dell’istruzione universitaria lo schema della sanità: strutture pubbliche in concorrenza con quelle private finanziate con denaro pubblico, ingerenza della politica nella gestione degli Atenei. Il taglio continuo ai bilanci, l’attacco all’autonomia dell’Università
sono i mezzi concreti con cui si vuole attuare questo disegno. Sempre più spesso, si devono usare i finanziamenti alla ricerca per pagare le bollette e gli stipendi. Con i prossimi tagli la situazione non potrà che peggiorare. Basta questo per capire quanto il ministro abbia a cuore “l’eccellenza” della ricerca, altra parola d’ordine mediatica di cui si riempie la bocca. Con un Senato eletto ma senza poteri, con un Consiglio di Amministrazione non votato che decide del funzionamento dei corsi di laurea e perfino dei professori da chiamare, poco resta della democrazia interna. Gli Atenei saranno più simili alle ASL, la politica e le lobby economiche potranno gestire l’Università con le stesse pratiche che hanno caratterizzato la gestione della Sanità, con l’intreccio tra gestione pubblica e privata che ben conosciamo.
Infine c’è l’aspetto che riguarda i lavoratori della conoscenza e gli studenti. Questa “controriforma” elimina definitivamente il ruolo dei ricercatori, che fanno i docenti a tempo pieno ma che non diventeranno mai professori, e non affronta il tema della precarietà e la stabilizzazione di quel grande serbatoio di intelligenze che lavora senza garanzie, coprendo il 40% delle attività di ricerca. Per gli studenti, si parla genericamente di premiare il merito.
Occorre ribadire l’assoluta priorità del finanziamento pubblico che deve recuperare immediatamente i tagli e, in prospettiva, cominciare ad aumentare gli investimenti per raggiungere i valori europei. Proprio in un periodo di crisi economica c’è bisogno di priorità e si può decidere, per esempio, che è più utile per il Paese, dirottare su Università e Ricerca i 17 miliardi di euro stanziati per comprare 130 caccia F-35. Puntare davvero sulla qualità significa la valorizzazione delle professionalità di docenti e dei ricercatori, la stabilizzazione dei precari e l’apertura di un serio reclutamento di giovani ricercatori, puntando all’Europa, alla Carta dei Ricercatori e a procedure trasparenti. Solo così si può dare attuazione all’articolo 9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica…” .

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