giovedì 20 gennaio 2011

Non siamo tutte in fila per il bunga bunga

“Perché, se fossi stato tu in Silvio Berlusconi, non avresti fatto lo stesso?”. “E’ solo invidia!”. “Ora lo vogliono incastrare per una passerina!”. “Meglio Silvio di Marrazzo”. “Meglio andare con le donne che essere gay”. “L’uomo è uomo, è natura”. “Ognuno ha le sue debolezze”.

Queste sono le frasi che si sentono in giro in queste ore. Da parte della politica più becera, quella che si può permettere di essere costantemente bassa e volgare perché così ha costruito il proprio consenso, ma anche da parte della gente comune, quella che incontri al supermercato, che fa la fila alle poste, quella che ha figlie adolescenti. Attenzione però: queste frasi non le pronunciano solo gli uomini, ma anche tantissime donne. La difesa più forte a Berlusconi, più convinta in questi mesi e ancor più in questi giorni, la si ascolta, purtroppo, da parte delle donne.

Ma, come sostiene Concita de Gregorio in un articolo di ieri su l’Unità, anche noi siamo sicuri che “la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? Davvero pensate di poter alzare le spalle, di poter dire non mi riguarda? Il grande interrogativo che grava sull’Italia, oggi, non è cosa faccia Silvio B. e perché.
La vera domanda è
perché gli italiani e le italiane gli consentano di rappresentarli. Il problema non è lui, siete voi. Quel che il mondo ci domanda è: perché lo votate? Non può essere un’inchiesta della magistratura a decretare la fine del berlusconismo, dobbiamo essere noi. E non può essere la censura dei suoi vizi senili a condannarlo, né l’accertamento dei reati che ha commesso: dei reati lasciate che si occupi la magistratura, i vizi lasciate che restino miserie private.


Quel che non possiamo, che non potete consentire è che questo delirio senile di impotenza declinato da un uomo che ha i soldi per pagare e per comprare cose e persone, prestazioni e silenzi, isole e leggi, deputati e puttane portate a domicilio come pizze, continui ad essere il primo fra gli italiani, il modello, l’esempio, la guida, il padrone.”

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