Lo schiaffo della Regione Lombardia e del suo assessore leghista al sindaco Ronchi, che dicono NO al progetto Decathlon, ha avuto i primi effetti nell’intervista rilasciata alla stampa locale.
Le parole rabbiose e vergognose di Ronchi nei confronti degli abitanti della cascina S. Ambrogio e di Fulvio Bella sono uno di questi effetti, dove l’arroganza del potere diventa il suo modo di operare.
Aspettiamo dalle fila della maggioranza una ferma presa di distanza da parole non degne di chi vuole rappresentare tutta la nostra comunità. Da Ronchi, che usa l’insulto contro chiunque esprima dissenso, ci aspettiamo soltanto altri insulti, materia di cui è maestro.
Sul NO della Regione viene in suo aiuto il capogruppo del Pdl Corno, che assicura che nonostante questa battuta di arresto, tutta la maggioranza farà di tutto e di più per assicurare alla multinazionale francese la possibilità di costruire un centro commerciale in un’area destinata a verde.
Si tratta infatti di una grande manovra immobiliare con cui, grazie a delibere personalizzate e su misura, senza un barlume di concorrenza - dato che non si è neppure ipotizzato di chiedere ad altri operatori un progetto di riqualificazione dell’area - si cerca di far passare come interesse pubblico un’operazione che avvantaggia solo Decathlon, che si ritroverebbe ad avere una grande struttura commerciale, con un valore di mercato molto interessante per i suoi bilanci.
Ecco perché nonostante i tempi si allunghino e aumentino le difficoltà, Decathlon non molla. E nemmeno il sindaco e la sua maggioranza che, ormai, su questa vicenda si sono trasformati in uno zerbino ...di interessi privati. Al punto che perfino tutti i dubbi e le critiche al progetto, che Ronchi aveva avanzato durante e dopo la campagna elettorale, siano magicamente spariti.
E da ultimo, la beffa: Ronchi, come un disco rotto, continua a ripetere che il Centro Commerciale Decathlon si deve fare perché lo vogliono i cittadini brugheresi, perché era uno dei punti del programma elettorale del centrodestra. Siamo convinti che chi ha votato la lega o la destra alle comunali, non l’abbia fatto per la Decathlon, ma per altri motivi, sicuramente più nobili.
Forse il sindaco non si è ancora reso conto, a pochi giorni dal referendum, che i cittadini hanno espresso a maggioranza contrarietà a temi che erano presenti nel programma elettorale di Berlusconi e delle destre.
Il vento cambia, e anche le opinioni dei cittadini.
Questo dovrebbe insegnare ad essere cauti nell’utilizzare consensi non dimostrabili.
La maggioranza faccia le sue scelte, poi i cittadini faranno le loro.
Per ora, dopo lo schiaffo di Decathlon, che ha dichiarato che il progetto è immodificabile, è arrivato quello della Regione che ha scritto che il progetto non avrà il suo consenso. Ma, come si dice, non c’è due senza tre. Non resta, quindi, che aspettare il terzo schiaffo: quello della Provincia.
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