All'alba del 25 aprile del '45 Bologna e Genova erano già libere. Mancavano le altre grandi città del Nord. Mancava Torino e mancava Brescia, e mancava soprattutto Milano. A Milano i primi scontri scoppiano nel pomeriggio del 24 intorno a Niguarda. La prima vittima della Liberazione a Milano è una donna, Gina Galeotti Bianchi, è una partigiana, una staffetta.
Il ruolo delle donne nella Guerra partigiana fu essenziale. Donne comandarono alcune brigate garibaldine. Anche nel commando di via Rasella vi era una donna: Carla Capponi. Le donne impegnate nella guerra partigiana furono migliaia. Ancora oggi il loro ruolo è misconosciuto.
Ma il ruolo più rischioso nella guerra partigiana era quello della staffetta, che veniva sempre affidato a delle donne. Se ne contano almeno 20.000: molte impiegate episodicamente, altre in maniera continuativa, quasi tutte giovanissime. Senza le staffette tutto si sarebbe fermato. A seconda dei casi la staffetta doveva garantire i collegamenti fra le città e la montagna, portava gli ordini e la corrispondenza, spesso conduceva gli approvvigionamenti. Se impegnate stabilmente con i reparti in montagna, le staffette precedevano da sole la brigata prima dell'ingresso nei centri abitati. Le staffette avevano anche compiti d'infermeria, raccoglievano gli sbandati, mettevano al sicuro i feriti. In genere erano disarmate, proprio per celarne l'identità in caso di fermo. Sia che vivesse stabilmente in città, facendo la spola con la montagna, sia che si spostasse al seguito delle brigate partigiane, il ruolo della staffetta era sempre solitario e rischioso. In caso di pericolo doveva saper affrontare il nemico senza nemmeno godere dell'appoggio del gruppo. La staffetta che veniva scoperta era arrestata, torturata, violentata dalla teppaglia fascista, e di nuovo orrendamente torturata, e poi uccisa. Così accadde a Irma Bandiera, Gabriella Degli Esposti, Ines Bedeschi e a tante altre, alcune delle quali rimaste sconosciute.
La guerra partigiana non sarebbe stata la stessa senza le donne e il loro coraggio. E non è cosa da sottovalutare se si pone mente al fatto che il diritto di voto verrà loro riconosciuto solo nel '46, a guerra finita.
Pieno compimento della lotta di liberazione, fu il riconoscimento dei principi contenuti nella Costituzione repubblicana. Primo fra tutti il riconoscimento del lavoro, valore fondante della Repubblica. L'Italia che nasceva dalla guerra partigiana, alla quale le donne diedero un contributo tanto significativo, finalmente anche alle donne riconosceva diritti e parità di trattamento anche nel mondo del lavoro. Tutto ciò che è venuto dopo, le tante promesse mancate della Carta costituzionale, le difficoltà che ancora le donne scontano in ogni settore sociale, il disprezzo e l'offesa alla dignità della donna denunciati nella giornata indimenticabile del 13 febbraio, tutto ciò si fa pertanto tradimento della Guerra di Liberazione e tradimento della Costituzione repubblicana.
Il 25 Aprile è donna poiché, fuori da ogni retorica, il coraggio e la forza di una donna che decide di cambiare il mondo è senza pari. Le donne che parteciparono alla Guerra di liberazione dal fascismo, a distanza di decenni, ci raccontano che una donna che decide di ricominciare dopo la catastrofe, è sempre una promessa di rinascita. A distanza di due mesi dalle imponenti manifestazioni organizzate dal Movimento "Se non ora quando", possiamo ancora guardare con speranza all'avvenire del Paese.
Buon 25 Aprile!
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